Quando dico che per me Gesù è il signore della mia vita, del mio tempo, dei miei affetti, di tutto ciò che vivo mi rendo conto che nella realtà non sempre è facile concretizzare queste parole, perché ci sono situazioni, relazioni, imprevisti, interessi… che distolgono l’attenzione da questo centro. Nonostante le difficoltà, però, vivere la vita con il Signore, seguendo il Vangelo di Gesù, è lo scopo della mia esistenza.
Concretamente, per esempio, accolgo con apertura e disponibilità ogni servizio che mi viene richiesto nell’ambito della mia fraternità. In ogni servizio che ho fatto e che svolgo attualmente, dal formatore al Provinciale, dal segretario al guardiano, cerco di mettere a disposizione quel poco che ho, nella consapevolezza che non sono da solo e che i miei confratelli possono aggiungere ciò che mi manca e che, insieme, possiamo costruire qualcosa.
Cerco di fare tutto con impegno e volentieri anche se, come succede a tutti, alcune cose sono più piacevoli, altre un po’ più faticose, ma questo è lo stile di servizio che ci insegna san Francesco quando, davanti al crocifisso che gli dice: “Va e ripara la mia casa, che come vedi è tutta in rovina”, risponde: “Lo farò volentieri”. Io credo che debba essere questo lo stile del servizio: mettersi a disposizione e fare ciò che c’è da fare, sapendo che i risultati non sono nelle nostre mani.
Uno dei compiti più faticosi che ho affrontato in questi anni è stato quando, da Provinciale, ho dovuto chiudere dei conventi a causa della carenza di vocazioni di frati, che è una delle povertà che il Signore oggi ci chiede di vivere. Chiudere un convento è un vero e proprio lutto, perché vuol dire rompere delle relazioni, degli affetti, delle storie, a volte secolari. Abbiamo sempre cercato di farlo nel dialogo con le persone, consapevoli che non è una cosa piacevole, ma anche che dobbiamo cercare di offrire un buon servizio per quanto le nostre forze ce lo permettono e, purtroppo, non possiamo arrivare dappertutto.
La nostra fraternità qui di Villa Verucchio è una comunità formativa, dove accogliamo i postulanti, i giovani che hanno sentito una chiamata a vivere il carisma francescano e che qui si fanno domande e desiderano verificare la loro scelta vocazionale. Chissà che tra loro qualcuno non decida di diventare frate! Questa è solo una tappa nella vita di un frate, un cammino che prosegue anche grazie all’aiuto materiale e spirituale delle tante persone che ci vogliono bene con le quali c’è uno scambio continuo: noi frati preghiamo per chi ci chiede preghiere, ma anche noi ci affidiamo alla preghiera di tutti per trovare forza e sostegno.
fr. Bruno Miele