Nella scuola di spiritualità dedicata ai laici che organizziamo qui a Milano nel convento di Sant’Angelo, io presento gli scritti di san Francesco e mi stupisce sempre molto vedere come la sua vita affascini tutti. Penso che sia perché Francesco ha vissuto la propria vita secondo il Vangelo: non tanto perché ha frequentato la Chiesa o ha seguito la morale o perché sapeva le cose da fare o da non fare, ma perché ha vissuto esperienze di vita molto profonde alla luce del Vangelo.
Francesco, che considero un po’ come fratello maggiore, ha vissuto una vita davvero umana e ci ha insegnato che possiamo vivere umanamente anche le situazioni più diverse, le più difficili. Questo era, credo, anche l’idea che Gesù ci ha voluto portare con la “buona notizia” e cioè che attraverso il Vangelo riusciamo a vivere delle esperienze umane davvero significative.
L’incontro con il Sultano d’Egitto è una di queste situazioni “diverse”. In un’epoca di crociate, Francesco pensa di poter incontrare l’altro non facendo la guerra, ma cercando un altro modo per capirsi con lo straniero. Quello che colpisce di san Francesco è infatti la sua capacità di incontrare gli altri: il Sultano, ma anche il Vescovo, il lebbroso, i giovani della sua città, i briganti… Non ha problemi con nessuno e non solo li incontra, cioè si imbatte in loro, ma anche costruisce con loro delle relazioni. Questa capacità di costruire relazioni dovrebbe essere per noi oggi una buona provocazione, seguendo il suo esempio potremmo imparare a metterci di fronte alla nostra realtà in modo non scontato, non banale.
È quello che sta facendo anche papa Francesco, che sta cercando di far rivivere lo spirito di Francesco, ribaltando tutte le prospettive: generalmente la rivoluzione nasce dal basso, ma nella Chiesa, in questo caso, viene dall’alto, perché il Papa sta cambiando il modo di pensare del governo ecclesiale, soprattutto per quanto riguarda la relazione con gli altri.
Consapevole della grande povertà degli uomini di fronte a Dio e di non poter avere una parola definitiva su tutto, il Papa sta cercando di andare incontro all’altro, mettendosi al suo fianco, costruendo insieme una via di comunicazione, proprio come san Francesco che 800 anni fa andò fino a Damietta, in Egitto, per incontrare il Sultano, senza odio e senza paura.
fr. Paolo Canali