Ai giovani che incontro racconto sempre la storia di San Francesco.
Non solo l’incontro con il lebbroso e con il crocifisso, che tanto hanno significato per la sua vita, ma anche i suoi sogni, perché c’è un aspetto che mi colpisce sempre molto: da giovane, Francesco sognava di essere un cavaliere e alla fine della sua vita dirà di essere il cavaliere del Gran Re. È come se avesse realizzato il suo sogno, anche se ha cambiato il padrone!
Anche nella mia vita è stato così: l’incontro con il Signore mi ha dato l’opportunità di esprimere al meglio i miei desideri e la mia identità. Prima di entrare nei frati, per esempio, avevo la passione dei viaggi e una buona capacità organizzativa. Oggi mi trovo a programmare e guidare pellegrinaggi in Terra Santa e a organizzare incontri, percorsi di catechesi per approfondire la religione cristiana, eventi… Faccio ciò che mi è sempre piaciuto fare, solo con le modalità che mi insegna e mi indica Gesù. Lui, per me, è un punto di riferimento, il Fratello maggiore con la F maiuscola e io mi sento uno strumento nelle sue mani, con la responsabilità di restituire tutti i doni che da lui ho ricevuto e di comunicare agli altri la bellezza delle nostre vite.
Forse ho scelto di indossare il saio proprio per questo: perché mi sembrava, e mi sembra tutt’ora, la strada giusta per dare concretezza e autenticità alla mia identità, per rispondere a una domanda di verità. Autenticità che oggi è difficile da raggiungere. Mi rendo conto, infatti, che oggi cerchiamo sempre di rappresentarci come non siamo e soffriamo molto il confronto con gli altri. Il confronto con gli altri, infatti, può essere positivo se ci spinge a fare meglio e a provare a superare i nostri limiti, ma può essere anche molto negativo se ci fa cadere in depressione e se ci spinge a cercare di eliminare gli altri…
Quante volte, nel nostro rapporto con gli altri e nei nostri progetti, citiamo De Coubertin e la sua frase famosa: “L’importante non è vincere, ma partecipare”. Ma non è vera, non è completa! La frase reale recita: “L’importante non è vincere, ma partecipare per vincere”. Secondo me, quel pezzettino finale che di solito viene dimenticato cambia tutto il senso della frase, perché l’obiettivo di vincere è ciò che ci stimola a mettere in ogni cosa che facciamo impegno, determinazione, costanza e coraggio. Questo è quello che auguro ai giovani che accompagno: con impegno, determinazione, costanza, coraggio e con la guida del Signore realizzare i propri sogni!
fr. Francesco Mazzon