Tra le tante esperienze che hanno segnato la mia vita e la mia vocazione, anche prima di entrare in convento, quelle vissute con i più poveri mi sono piaciute di più proprio perché mi hanno aiutato a condividere la bellezza: per es. andare per musei, ascoltare un concerto, avere uno scambio anche spontaneo davanti ad un quadro, piuttosto che nel giardino dove viviamo o durante le vacanze.
La vita diventa bella quando c’è voglia di conoscersi, di lasciarsi stupire e questo è ciò che posso fare con un buon numero di coloro che frequentano la mensa. Tutto ciò mi fa ringraziare il Signore e mi fa sentire felice delle possibilità che Lui mi dà, in contesti molto diversi: dal giardino di una zona un po’ di frontiera, in cui si incontrano alcune difficoltà, al Teatro alla Scala di Milano o al museo del Cenacolo davanti alla bellezza dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.
Ogni giornata in mensa richiede molta organizzazione per offrire un pasto caldo, una doccia o un abito, ma a me, come ai volontari che mi aiutano, è chiesto soprattutto di metterci nei panni degli altri, negli occhi degli altri, per accogliere tutti fraternamente, senza usare “etichette” come farebbe Gesù.
Anche se il mio ruolo è quello di responsabile del Centro, niente mi impedisce di condividere la bellezza della vita anche nelle cose più pratiche, stando accanto a chi mi chiede una mano nel bisogno: in tutto questo impegno, comunque, ciò che mi da forza è il poter coltivare una relazione profonda con ogni persona che mi regala la propria storia, fatta di problemi, ma anche di sogni e desideri, che io porto volentieri a Dio nella mia preghiera quotidiana.
E’ bello prendersi cura dell’altro, ma è anche un rischio perché porta a fare i conti con il proprio limite, che solo la fede nel Signore Gesù aiuta ad accettare come opportunità: infatti, quando mi lascio guidare da Lui riesco ad aprire gli orizzonti e ad assumere il punto di vista dei poveri sul mondo, sulla storia, sul Vangelo.
Ho studiato storia dell’arte contemporanea e per me è stato importante scoprire, a posteriori, che anche questa formazione mi è stata utile per la vita in fraternità e in un servizio come questo, che mi fa incontrare un’umanità a volte addolorata, a volte sfregiata, ma pur sempre capace di trasmettere un messaggio, una provocazione e oserei dire una bellezza, che spesso bisogna andare a cercare.
Proprio come accade quando si guarda un’opera d’arte!
fr. Carlo Cavallari